mercoledì 26 giugno 2013

Il cambiamento parte seconda

Io detesto i cambiamenti. Pensavo di essere fatta come tira molla: di materiale estensibile. Invece, ora che ci troviamo davanti alla scelta di cambiare casa e città, mi sento impantanata. Eppure non è che ci trasferiamo in Australia.
Ho delle amiche che si sono trasferite all'estero senza battere ciglio e io ho paura di andarmene in un posto diverso da quello in cui sono cresciuta. Non che dove abiti sia il paradiso, anzi per anni praticamente ho considerato il mio paesello come un dormitorio visto che la mia vita era altrove, ma è proprio l'idea di cambiare vita che mi eccita e mi terrorizza allo stesso tempo.
È vero, non sono da sola: ci sono mio marito e mia figlia con me, ma io faccio un po' resistenza. Cambio di abitudini, di posti, di luoghi da frequentare.Trovare nuove collaborazioni mi mette un'ansia tremenda: non sono propositiva, non ho l'entusiasmo che dovrei avere. Perché l'essere diventata madre è stato già uno stravolgimento che ho appena assorbito e adesso mi sembra di dover azzerare di nuovo tutto e ricominciare da capo. Ci sono persone che non riescono a non darsi da fare, che hanno mille idee e progetti. Io no, almeno per il momento. 
Il salto, lo ripeto, per me è grosso, anche se paragonato ad un trasferimento all'estero è una bazzecola. Eppure credo sia necessario. Perché come avevo scritto qui parlando con sincerità sono ancora troppo figlia. Sono una bambinona che si appoggia ancora troppo ai propri genitori. Ma ora che sono mamma non voglio più essere così. Voglio essere una donna forte e decisa per mia figlia, non una piagnucolosa. E adesso mi sento capricciosa come se avessi cinque anni (età che a volte vorrei avere per essere più spensierata).
Che palle!

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