mercoledì 19 giugno 2013

La maturità. Ma quale?

Oggi è il primo giorno della maturità. Non so voi ma per me le tracce del tema sono veramente difficili. Non avrei saputo cosa scrivere, ma per fortuna il mio turno è arrivato nel 2001. Vi dico solo che per me quel momento è stato così scioccante che il mio sogno ricorrente è quello di dover rifare l'esame ogni quattro anni a seguito di una legge che obbliga il perpetuarsi dell'esame di Stato. Per sempre.

Di quei giorni matti e disperatissimi ricordo che mi ero tagliata i capelli corti. La corsa per prendere i posti nelle ultime file perché così potevamo copiare (e io l'ho fatto senza rimpianti,scusate mamma e papà), il sole che filtrava dalla finestra. Quell'anno era uscito come analisi del testo Cesare Pavese, un autore che non avevamo neanche svolto nel programma visto che il mio professore credeva che fosse uno "scrittore da istituto tecnico". Ora, tralasciando l'evidente infermità mentale del suddetto insegnante, me la sono cavata. Nei temi sono sempre andata bene, anche se non come avrei voluto: il commissario esterno era una donna con le Birkenstock e forse i suoi piedi non erano abbastanza emozionati.

La sfiga più sfiga è stata però la versione di greco. Già io ero una capra, in più credo che nessuno nella storia del liceo classico abbia mai tradotto Epitteto. Chi cazz'è costui? Non si capiva niente della versione, non la capivano neanche i secchioni, figurarsi noi comuni mortali che con lo cnoziseautòn non avevamo molto a che fare. E pensare che quel disgraziato del professore, quando avevano aperto le buste, ha esclamato "Epitteto!" come se fosse il suo vicino di casa. Comunque, esattamente un secondo dopo aver posato la penna ed aver consegnato il compito ho dimenticato tutto il (poco) greco imparato in cinque anni di scuola. E credetemi: non mi è mancato.
L'altra cosa che ricordo molto nitidamente è stata la risposta che ho dato al commissario esterno quando mi ha chiesto che cosa avrei voluto fare terminate le superiori. Risposta da premio Nobel:

- La mantenuta.

La mantenuta? Ma come mi è venuto in mente? E pensare che ritenevo di essere stata divertente. Mi sono detta: capirà la sottile ironia e mi premierà.
Appunto. Astenersi commenti, please.
Non ho mai capito comunque perché la chiamano "maturità": io ho continuato ad essere cretina anche per i dieci undici  dodici anni successivi.

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