mercoledì 9 ottobre 2013

Perché getto la spugna (nel water)

Quando a scuola andavo bene nei temi pensavo che scrivere sarebbe stato il mio mestiere. Lo è diventato, ma adesso dico basta. Ufficialmente getto la spugna. Vado a fare la donna delle pulizie. Io, che casa mia la pulisco tre settimane no e forse una si.
Ho perso ogni entusiasmo. Ma non starò a dare colpe ad altri: la colpa è mia. Della mia totale incapacità, della mia totale mancanza di talento. Perché se ce lo avessi avuto qualcuno lo avrebbe notato, no? E invece sono ancora qui, a 31 anni suonati, a svolgere (e neanche tanto bene sembra) il lavoro che potrebbe fare benissimo chiunque altro.
Sono sostituibile. Quello che produco, ogni giorno, non è che un infinitesimo di ciò che deve essere fatto affinché il sistema funzioni. E se non ci sono più io, chi vuoi che se ne accorga? Perché il mio lavoro non vale un fico secco. Sono solo un numero tra i tanti numeri. Ma in fondo lo sono anche gli altri. Però a me non sta bene. Perché per andare avanti ho bisogno di motivazioni. Di sapere che ciò che scrivo ha un senso per qualcuno. E ancora una volta so di essere un'incapace, perché non so fare niente. Pensavo di sapere scrivere e invece non è vero neanche quello.

Allora mi sono detta che è meglio andare a pulire le scale. Lì non ci vogliono particolari attitudini: basta avere uno straccio e l'olio di gomito. E se m'impegno abbastanza potrei avere anche un certo numero di clienti contenti di me, che magari mi potrebbero raccomandare alle amiche. Magari potrei perfino diventare imprenditrice di me stessa e racimolare un discreto gruzzolo. Potrei anche un giorno, a 70 anni e con l'artrite alle mani per aver passato metà della mia vita nei secchi d'acqua, definirmi ricca.

E' difficile trovare delle motivazioni quando ti dicono che fai male il tuo mestiere. Che i capi sono scontenti di te. Che con il tuo comportamento penalizza i colleghi, costretti a fare le notti per colpa tua. Che se ci sei o te ne vai è la stessa cosa: tanto c'è già chi scalpita per prendere il tuo posto. Facendo la donna delle pulizie avrei il risultato davanti ai miei occhi: un pavimento che brilla è un pavimento che brilla. E vuoi mettere la soddisfazione di togliere una macchia ostinata dal mobile Ming?

Forse però potrei fallire anche in quello. Perché forse il pavimento non sarebbe  abbastanza lucido o perché potrei non passare bene la cera. Io non so fare niente. Sono una totale inetta. E lo dico in questo post di questo blog che non legge nessuno, perché ho fallito pure in quello: la mia voce non interessa. Non scrivo le cose in maniera originale, non ho un punto di vista. E allora affermo con forza che quello che merito è davvero pulire i cessi degli altri, quelli che hanno successo perché sono bravi, capaci, perché sanno costruirsi delle conoscenze. Tutto quel poco che non ho me lo merito. E non mi sto piangendo addosso: sono gli altri a dirmi che non ho talento. Loro sono obiettivi.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao bella
se vuoi andiamo a pulire le scale insieme e diventiamo college... :-)
Aurelia

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