martedì 22 febbraio 2011

Diventiamo amici?

Un altro colloquio degno di nota l'ho fatto di recente come collaboratrice free lance per un giornale locale. Sono arrivata in un posto che sembrava una specie di call center, con quattro ragazzi che neanche mi hanno guardata e che continuavano in maniera matta e disperatissima a fissare lo schermo del computer, mentre telefonavano esasperati per cercare di acquistare pubblicità per quel giornale, che francamente, conoscevamo solo io, me, me stessa e quei disgraziati.

Quando sono arrivata, sul citofono non c'era nemmeno l'etichetta per citofonare alla redazione: l'unica cosa che ho trovato era la dicitura "Tribunale per la tutela della salute". Eh? Mi sono guardata intorno e, ad esclusione di un circolo Arci, non c'era niente  che potesse ricondurmi al posto giusto. Eppure corrispondeva tutto al recapito che avevo: il numero e la via erano giusti. Ho suonato al famoso tribunale e mi ha risposto una voce acuta di ragazzo molto giovane:

-"Siii??????"
- "Salve, avevo un colloquio oggi, ma non riesco a trovare il citofono della redazione, lei saprebbe aiutarmi?"
-"Un attimo"

E non succede niente.
Ho aspettato cinque minuti buoni al freddo fino a che non è arrivata la voce del citofono: un insignificante portatore di gilet.

- "Lei cosa vuole?"
- (Ancora?) "Avevo un colloquio con il direttore"
- Il direttore è uscito e non so quando torna"

Bene. Mi hanno dato un appuntamento e manco si presentano.
Comunque mi hanno fatto andare in uno stanzino adibito a ufficio del Magnifico e ho aspettato. Poco dopo, per fortuna, è arrivato: saluti di rito e ci siamo accomodati.
La prima cosa che mi ha detto è stata:

- "Là c'è appeso il foglio che dice che sono diventato giornalista nel 1977, se si vuole alzare e andarlo a vedere...."

E la seconda (senza manco avermi chiesto nulla):
- "Lei mi sta già simpatica, spero diventeremo amici".

E Ruby era solo il nome di una telenovela che guardava mia nonna.

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