A proposito di matrimoni

Domani, come anche il ficus beniamino del vostro terrazzo saprà, ci sarà il matrimonio reale tra il principe William d'Inghilterra e Kate Middleton (ne parlano qui, qui e pure qui tanto per gradire). Bene, chi è precario sa che per andare all'altare, a meno che non si segua la formula "sposa moderna in jeans", ci vorranno degli anni (ammesso di avere il tempo per trovare la persona giusta dovendo saltellare da un posto di lavoro all'altro). Spesso sono le famiglie che funzionano da Stato Sociale: per intenderci mia nonna, che pensa a me ancora come alla sua dolce nipotina di sei anni (quando scoprirà che senza estetista ho pure i baffi sarà troppo tardi), mi dà ancora la mancia. E così mia zia. La frase che mi ripetono in coro è:

- Meglio darli a te che ne hai bisogno


Probabilmente mi hanno scambiato per una profuga bisognosa di sostentamento. Non mi vergogno a dire che la accetto: primo perché non si tratta mai di grosse cifre, secondo perché lo fanno per darmi un piccolo aiuto. Loro sono di un'altra generazione, fatta di traguardi semplici ma precisi: avere la casa di proprietà, ad esempio. Oppure avere i soldi sufficienti per mandare i figli all'università. Oggi è tutto più complicato. Se possedere una casa sembra anacronistico, data la spinta a girare il mondo, è altrettanto vero che il lavoro ha assunto una valenza diversa. Un tempo si lavorava perché non c'era altro modo per costruirsi un prestigio sociale. Oggi il prestigio sociale, cronaca alla mano, si può raggiungere per altre vie (non sempre legali). Ieri si pensava al futuro, oggi si pensa e si vive il presente.

Da qui la scelta di non dipendere da nessuno, se non dalle mie forze. Costruire qualcosa con le mie forze e SOPRATTUTTO, credere ancora nei sogni, che per me hanno ancora più valore di una gastrite da tempo indeterminato.

Per la cronaca. Su una rivista ho visto l'abito da sposa adatto a tutte le tasche: solo 99 euro. A questo punto meglio la camicia hawaiana.