sabato 3 settembre 2011

Kobe Bryant's rule

L'estate sta finendo cantavano i Righeira negli anni Ottanta. E se io mi sto liquefacendo come un ghiacciolo dati i 30 gradi all'ombra, magari da qualche altra parte è giunto il tempo di pensare a come smaltire i chili accumulati durante la siesta agostana. Come ogni anno colgo l'occasione per leggere dei libri che nei restanti 340 giorni non ho il tempo nemmeno di ammirare in copertina. Uno di questi mi è stato regalato dai miei genitori per il mio compleanno (ebbene si nelle vacanze acquisisco pure la saggezza del tempo che passa) e si chiama Che cosa tiene accese le stelle, di Mario Calabresi. Racconta la storia di alcuni italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro e, soprattutto, nei propri sogni.
Mi ha colpito particolarmente la storia dei due ragazzi fondatori della catena di gelaterie Grom,  che credevano nel proprio progetto imprenditoriale: hanno investito 32mila euro, tutti i loro risparmi, e adesso hanno negozi in tutto il mondo. Hanno avuto coraggio, insomma. Mi domando se i loro genitori li abbiano incoraggiati oppure, come fanno con me, pensavano che fosse meglio non rischiare. Mi fa arrabbiare mio padre quando mi dice che il mio tesserino da pubblicista può servire per un concorso in comune; mi fa arrabbiare mia madre quando mi dice che è fortunato il figlio di amici a fare il magazziniere, perché "tutti questi laureati studiano studiano e poi non hanno in mano niente". E io? Non conta quello che piace a me, ciò che voglio fare, quello che vorrei realizzare: tutto è finalizzato a quanto guadagno. E d'accordo, i soldi sono importanti, nessuno lo nega. Ma penso che si debba tenere conto di qualcosa che vada al di là dell'accontentarsi o del mestiere di ripiego perché così posso accendere un mutuo per la casa. Ho bisogno di dare un senso alla mia esistenza, perché ho solo questa vita e voglio spenderla sapendo di aver fatto delle scelte consapevoli.
Proprio pochi giorni fa ho mandato il curriculum ad un sito web dove cercavano redattori: mi è stato risposto che il compenso per ogni pezzo è di 1,50 lordi per un minimo di 25 pezzi a settimana e che il lavoro sarebbe stato pagato solo dopo ogni 1000 contatti. Naturalmente il primo periodo di prova è assolutamente gratuito. Come posso dire di essere contenta di lavorare a queste condizioni? Voglio essere io, e solo io, padrona di me stessa. Voglio essere come quei ragazzi di Grom che hanno rischiato e ce l'hanno fatta. Perché come diceva Kobe Bryant nella pubblicità della Nike: Se non credi in te stesso, chi ci crederà

1 commenti:

MC ha detto...

Il compenso per ogni pezzo è di 1,50 lordi per un minimo di 25 pezzi a settimana e che il lavoro sarebbe stato pagato solo dopo ogni 1000 contatti??? Spero tu abbia avuto il buon senso, non tanto di non accetare, che è ovvio, ma pure di mandarli a quel paese.
Io c'ho mio padre che i primi anni di università spesso mi chiedeva se non era meglio puntare a fare il giornalaio piuttosto che il giornalista (adesso non lo fa più perchè non vivo più a casa, non perchè abbia cambiato idea)... :D :D :D

Posta un commento

 
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...