
La scena è più o meno questa: cena estiva, tutti ridiamo e scherziamo. Lei si presenta con un vestito che le solleva le tette di sei/sette piani, zeppe di venti cm e voce a ultrasuoni che cerca di colpire l'unico pensiero dei colleghi maschi (e no, non è il calcio). Come se non bastasse continua a trangugiare cibo come una betoniera e senza soluzione di continuità: accatasta accanto a sé vassoi vuoti che i restanti commensali non hanno la forza di finire, perché va bene mangiare ma far vedere l'ugula sforzandosi di far entrare in bocca un tacchino ripieno tutto intero, è un'altra storia. E se si abbuffa non è che beve dell'acqua, e perchè mai di grazia? Solo taniche di vino di qualsiasi colore, fermo, mosso, da dolce, da pesce, da carne. Risultato: è molesta, ma sessualmente disponibile.
Seppur stordita non le sfugge che, a un certo punto della cena, uno dei responsabili mi chiede se ho voglia di collaborare per una cosa che esula dalle mie attuali mansioni. Io ovviamente accetto volentieri, visto che è sempre bello imparare cose nuove.
Finisce la cena, vado a casa perché l'età avanza e non ho voglia di fermarmi a bere ancora qualcosa (ricordiamoci che sono a dieta!). Lei mi saluto buttandomisi addosso, dicendomi che mi ha sempre amato e che siamo migliori amiche, oh ma di quelle che ti vogliono comunicare tutti i loro cazzi. Il giorno dopo chiamo il potenziale datore di lavoro e cosa scopro?
- Guarda, per quella cosa si è offerta lei settimana scorsa, ti faccio sapere io.
Ora: va bene che sono deficiente, ma come fa ad essersi offerta lei per una cosa che ha chiesto a me dicendo che non c'era nessuno a farlo? Mi hanno dato dell'altro lavoro e sono comunque contenta. Ma mi sorge il dubbio che avrei dovuto scioglierle del sonnifero nel bicchiere: almeno le sarebbe venuta la candela al naso, mentre ronfava sbavando sulla spalla del malcapitato di turno.
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